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SVA10 ora conservato nell’Auditorium del Vittoriale
SVA 10
Anno/i del bando: 2020, 2021

SVA 10

Il velivolo monoposto, lo SVA10 ora conservato nell’Auditorium del Vittoriale, capitanato dal pilota Natale Palli, è stato appositamente modificato per d’Annunzio.

Non tutta la squadriglia riesce a sorvolare la capitale austriaca, alcuni velivoli atterrano in Italia per guasti al motore, altri si consegnano prigionieri agli austriaci.

Lo SVA, il più famoso velivolo italiano della Prima Guerra Mondiale, trae le sue origini dall’esigenza per l’Italia di disporre di un caccia di progettazione nazionale e dalla volontà della s.A.I. Gio. Ansaldo & C. di espandere le proprie attività industriali nel settore aeronautico. Nel 1916 la direzione tecnica dell’Aviazione militare con sede a Torino era l’unico ente che svolgeva attività di progettazione: il maggiore Umberto Savoia ed il capitano Rodolfo Verduzio, coadiuvati dagli ingegneri Celestino Rosatelli e Guido Luzzati entrambi sottotenenti, elaborarono i disegni di un velivolo da caccia in base ad accurati studi teorici sia strutturali che aerodinamici.

Il bene è stato oggetto di diversi interventi grazie alla partecipazione ai bandi 2020 e 2021

Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”

 

Le 4 semiali del velivolo, rivestite in seta trattata appositamente per risultare anti attrito, appaiono in cattivo stato di conservazione, sia per quanto riguarda la loro consistenza strutturale che per il colore della vernice utilizzata per dipingerle.

La vernice risulta presente solo sulla superficie del “sottoali” eccezione fatta per i cerchi concentrici rossi bianche e verdi sul centro delle semiali superiori.

La seta, visto probabilmente il suo specifico trattamento brevettato, si è mantenuta aderente alla struttura delle ali, questo potrà facilitare le operazioni di conservazione non disturbate da eccedenza di tessuto dovuto al tempo.

Sono ben visibili alcune consunzioni che evidenziano non solo l’usura di queste zone, dove a tratti è visibile il materiale di composizione delle ali del velivolo, ma anche dello stesso materiale dell’ala che risulta degradato e spezzato.

Mancanze diffuse si intensificano soprattutto nelle due semiali inferiori e sulla superficie del “sottoali” più soggette alle incisioni dell’aria.

Sono percepibili i vecchi interventi di restauro eseguiti probabilmente per risarcire, tramite supporti di tipo cartaceo nelle tonalità del beige, le zone maggiormente deteriorate della seta.

Questi ultimi da un punto di vista estetico risultano particolarmente invasivi e si intensificano presso i bordi delle semiali inferiori in quanto, come già precedente detto, zona di maggiore incisione dell’aria durante i voli.

Dopo le indagini al microscopio ottico, per verificare lo stato di conservazione della parte tessile, si effettueranno prove di aspiratura ad aria che permetteranno di calibrare l’eliminazione dello sporco superficiale depositatosi nel tempo sul velivolo.

L’intervento di conservazione mirerà a eliminare gli elementi di disturbo quali le “toppe” di carta applicate con adesivo e supportare tali zone con del Velo di Lione resinatato con percentuale da concordare insieme con il funzionario predisposto alla tutela.

Il velo verrà precedentemente tinto in varie sfumature calde che andranno dal color legno, al marrone più tendente al grigio, ai verdi e rossi intensi delle superfici sotto le ali, anch’esse estremamente degradate.

In queste zone dove il degrado della seta è in percentuale minore rispetto a quello della vernice con la quale è stata dipinta, la fase di resinatura con il Velo di Lione tinto avrà il solo scopo di raccordo visivo per uniformare la colorazione, abbassando così l’impatto estetico delle zone mancanti di vernice e appianare il film pittorico che ormai si trova sollevato. Se il materiale costituente permetterà di ancorarsi a cucito lungo il perimetro, si adotterà la tecnica del tulle tensionato.

Nelle aree dove si trova danneggiato anche il supporto ligneo, si chiederà il supporto ad un ebanista restauratore per attuare un intervento manutentivo delle zone brase.

Per effettuare gli interventi di restauro necessari, l’aereo appeso al soffitto dell’Auditorium verrà calato a terra da una ditta specializzata.

È il 9 agosto 1918 e dall’aeroporto militare di Padova l’87a squadriglia San Marco, detta la Serenissima, prende il volo per Vienna per compiere un’azione che d’Annunzio definì “senza armi, senza odio, senza sangue”. La tecnologia dell’epoca consentiva già agli aerei una significativa velocità e una buona autonomia di volo. Un velivolo monoposto, lo SVA10 ora conservato nell’Auditorium del Vittoriale, capitanato dal pilota Natale Palli, è stato appositamente modificato per d’Annunzio. Non tutta la squadriglia riesce a sorvolare la capitale austriaca, alcuni velivoli atterrano in Italia per guasti al motore, altri si consegnano prigionieri agli austriaci.

Lo SVA, il più famoso velivolo italiano della Prima Guerra Mondiale, trae le sue origini dall’esigenza per l’Italia di disporre di un caccia di progettazione nazionale e dalla volontà della s.A.I. Gio. Ansaldo & C., di espandere le proprie attività industriali nel settore aeronautico. Nel 1916 la direzione tecnica dell’Aviazione militare con sede a Torino eral’unico ente che svolgeva attività di progettazione: Il maggiore Umberto Savoia ed il capitano Rodolfo Verduzio, coadiuvati dagli ingegneri Celestino Rosatelli e Guido Luzzati entrambi sottotenenti, elaborò i disegni di un velivolo da caccia in base ad accurati studi teorici sia strutturali che aerodinamici. L’aereo in cui veniva posta tanta aspettativa era ancora sulla carta e già l’Ansaldo veniva incaricata dal Ministero della Guerra di organizzarne la produzione in serie. L’industria genovese, pesantemente impegnata nello sforzo bellico, in terra ed in mare, aveva frattanto chiamato l’ing. Giuseppe Brezzi a dirigere i propri nascenti cantieri aeronautici. I prototipi dello SVA (Savoia-Verduzio- Ansaldo) iniziavano a prendere forma, nell’inverno 1916 insieme al nuovo stabilimento di Borzoli. Il 9 marzo 1917, sul campo di Grosseto, l’allora sergente pilota Mario Stoppani portava in volo per la prima volta il prototipo dello SVA.

Gabriele d’Annunzio aveva espresso al Commissariato dell’aeronautica il desiderio di poter porre al Vittoriale il velivolo col quale il 9 agosto 1918 con Natale Palli compì la gesta di Vienna. Il Commissario dell’Aeronautica ha aderito alla richiesta e da Centocelle, dove il velivolo si trovava custodito come prezioso cimelio, è stato inviato a Cargnacco, dove il velivolo per volontà di Gabriele d’Annunzio è stato degnamente collocato nell’Auditorium del Vittoriale.

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